Piero Manzoni: merda che artista!

Piero Manzoni - Merda d'artistaNell’immaginario collettivo il nome di Piero Manzoni è associato alla sua opera più dissacrante, la Merda d’artista, che, insieme alla sua precocissima morte a neanche trent’anni, ne plasma la leggenda di personaggio bohémien, provocatore e scapestrato. La realtà in verità è completamente diversa.

Secondo le testimonianze di chi l’ha conosciuto, Piero non si atteggiava da bohémien, né tanto meno era scapestrato né provocatore. Amava la polemica ma solo qualora fosse costruttiva e portasse a creare una nuova visione del mondo. Giacché, però, ormai siamo giunti a questo punto, non mi resta che partire dalla merda per cercare di descrivere la genialità di uno fra gli artisti più importanti del ventesimo secolo.

Le scatolette di Merda d’Artista

Una mattina del 1961, Piero Manzoni chiede alla sorella Elena di andare a comprare della carne in scatola. Dopodiché si chiude nel suo studio (bagno?) e, com’era solito fare, si mette a lavorare. Ciò che ne verrà fuori, sono le sue celeberrime novanta scatole di latta con l’etichetta che recita “Merda d’artista. Contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta e inscatolata nel maggio 1961“.

L’idea che l’artista abbia messo le sue feci in scatola e le abbia vendute ha da sempre affascinato e scandalizzato il pubblico. Ma l’aspetto più importante di questa operazione concettuale oltre che artistica, non è tanto il contenuto vero o falso che sia delle scatolette, quanto il fatto che Manzoni le mise in vendita il 12 agosto di quello stesso anno presso la Galleria Pescetto di Albisola Marina a un prezzo che corrispondeva al valore corrente dell’oro,  ai tempi di 700 lire al grammo, quindi 21mila lire a scatola (un impiegato nel 1961 guadagnava all’incirca 60mila lire al mese). In pratica associò il simbolo stesso del valore, l’oro, all’idea massima di disvalore, la merda.

Ora, immaginatevi di tornare indietro in quella calda estate del 1961, di aver messo da parte qualche risparmio e di essere alla ricerca di un buon investimento magari per pagare in futuro l’università ai vostri figli. Cosa scegliereste di portarvi a casa, 30 grammi di oro o 30 grammi di merda di un giovane artista dal viso paffutello e dallo sguardo intelligente?

Sono certo che in pochi avrebbero scelto le scatolette e in tanti si sarebbero mangiati poi le mani. Oggi, infatti, l’oro, dopo aver toccato un picco di 42 euro al grammo, è sceso a 30 euro al grammo. L’ultima scatoletta, passata in asta a Londra da Christie’s nel luglio 2012, è stata pagata 129mila euro*, il che vuol dire 4.300 euro al grammo. Fate voi i conti.

È una provocazione questa? Il risultato può sembrare sicuramente provocatorio ma certo non era nelle intenzioniPiero Manzoni - Fiato d'artista dell’artista. Con le scatolette Manzoni ha fotografato con 50 anni di anticipo ciò che stiamo vivendo adesso: la morte dell’arte e la vittoria dei soldi.

Comunque il suo obiettivo, come scrive lui stesso, non era di provocare ma di dire cose nuove: “Non si tratta di dire diversamente le stesse cose ma di dire cose diverse.” Quest’opera si colloca all’interno di un percorso creativo che vede lo svolgersi di pratiche in cui il corpo dell’artista diventa centrale (pratiche che negli anni ’70 prenderanno sempre più piede). Basta pensare ai palloncini gonfiati con il suo fiato e alle uova con la sua impronta digitale, il massimo segno d’identità di un essere umano.

La poetica filosofico-concettuale di Piero Manzoni

Ma dov’è finita la manualità, voi mi chiederete? Dov’è la bellezza?
Manzoni non ha seguito studi artistici regolari. Si è iscritto a giurisprudenza per poi frequentare la facoltà di filosofia a Roma e ciò ha influenzato parecchio la sua opera artistica.

È un pittore filosofo e la sua ricerca è filosofica e concettuale, tutta volta a un’idea alta dell’arte come processo mentale. L’opera è prima di tutto idea e solo in un secondo momento diventa anche corpo. Da qui l’identità totale dell’artista con la sua creazione. Non solo pensiero e mani che fanno, ma tutto il corpo che vive arte.

Ma come si è arrivati a questo punto? Nella Milano degli anni ’50 si respira un profondo bisogno di cambiamento. Gli artisti della generazione precedente avevano vissuto gli orrori della guerra in prima persona ed esprimevano la loro angoscia attraverso una pittura chiamata Informale che voleva essere grido, urlo e individualità.

La nuova generazione, invece, vuole lasciarsi alle spalle il passato e guardare con fiducia agli aiuti economici che arrivavano dall’America e che accendevano la speranza verso un futuro di crescita e benessere. Si vuole rompere con la tradizione figurativa e allo stesso tempo andare verso un astrattismo nuovo.

In quel clima Manzoni capisce che l’arte ha ancora tutta un’altra dimensione da esplorare: alle urla degli informali risponde con il silenzio dei suoi Achrome, alla dimensione finita della tela contrappone le sue linee che corrono lungo l’infinito, alla lotta del corpo con i colori, trasforma l’idea in corpo e il corpo in opera d’arte, all’unicità risponde con la serialità.

Piero ManzoniCome tutti i filosofi, Manzoni si è in continuazione posto domande che minavano alle base lo status quo esistente. Cos’è un quadro? Perché noi consideriamo quadro un quadro? Che cos’è il valore? Chi o che cosa stabilisce il valore di un quadro? Da cosa è dato il valore?

Se fosse stato solamente filosofo, si sarebbe fermato alle domande e da esse ne avrebbe fatto nascere altre continuando così all’infinito. Essendo però anche un’artista, ecco che vediamo il Manzoni cercare le risposte e presentarcele davanti affinché anche noi, ragionando sulle sue opere, possiamo trovarle. E le risposte viaggiano tutte sulla via della smentita dei codici e delle regole di ciò che fino ad allora era definito arte.

Per tutta la storia dell’arte, il quadro è una superficie in cui l’artista ha cercato di ricreare l’illusione della realtà. C’è chi l’ha fatto attraverso il simbolismo, chi attraverso la prospettiva, chi scomponendo le figure o mischiando i colori. In ogni caso la tela rimaneva un supporto su cui rappresentare un qualcosa d’altro, un soggetto diverso. Gli achromes negano il quadro come lo si è sempre pensato. Come già con i tagli di Lucio Fontana, il quadro diventa oggetto in sé, è un’idea che si fa opera.

E qual è il suo valore? Semplicemente quello stabilito dall’autorità dell’artista che deve essere riconosciuta dal fruitore sulla base di un rapporto fiduciario. Se tu riconosci che io sono un artista e io dichiaro che questo palloncino pieno d’aria sia un’opera d’arte, allora posso stabilire un suo valore che non avrà nulla a che vedere con la qualità del materiale o con il pregio dell’oggetto, ma solamente con la tua adesione alla mia identità di autore.

È un po’ quello che fanno oggi le grandi griffe della moda e non solo. Perché siamo disposti a spendere fino a più di dieci volte tanto per un prodotto di Prada o Gucci o di qualsiasi altra grande marca, anche quando il suo valore reale non è così tanto superiore a quello di un prodotto senza brand? Cosa stiamo comprando in quel momento, un oggetto materiale o l’idea e la percezione che quell’oggetto ci offre?

Piero Manzoni aveva capito dove stava andando la società e ha anticipato i tempi. Con un misto di ironia e di poesia ha messo davanti ai nostri occhi quello che siamo e che stiamo diventando. Non è questo uno dei principali compiti dell’arte?º…

Piero Manzoni: arte come vita e poesia

Sicuramente una delle opere più poetiche che l’artista ha creato è lo Soclé du Monde. Il principio è lo stesso del piedistallo creato per le modelle o gli amici dell’artista che vi salivano dopo essere stati autografati e certificati da Piero Manzoni - Lo socle du mondelui, diventando in questo modo opere d’arte viventi.

In questo caso, però, il piedistallo è posto al contrario e la scritta risulta capovolta quindi richiede un certo sforzo di lettura. Ed è in questo attimo di riflessione che nasce la poesia, quando ti accorgi che non è il piedistallo a essere sottosopra ma siamo noi a essere a testa in giù e l’opera d’arte è il mondo stesso con tutto ciò che esso contiene quindi anche noi.

L’arte per Manzoni è un tutt’uno con l’esistenza è l’autore stesso che si fa opera. Prima ancora di Andy Warhol anche se in maniera diversa, ha dato a chiunque la possibilità di diventare un’opera d’arte e di vivere quindi i suoi famosi 15 minuti di celebrità. (Se ti interessa l’argomento, ho analizzato il rapporto fra le opere di Andy Warhol e di Piero Manzoni in questo articolo: In arte i barattoli più importanti non contengono colore).
Moltissime delle cose che nel mondo dell’arte sono successe negli ultimi cinquant’anni, sono state influenzate da lui e dalla sua opera.

Per approfondire l’argomento vi consiglio vivamente di leggere la biografia “Piero Manzoni. Vita d’artista” di Flaminio Gualdoni o, se preferite il video alla lettura, il documentario “Piero Manzoni artista”, ovviamente più sintetico ma ben fatto.

*Il 6 dicembre 2016 alla casa d’aste Il Ponte di Milano, la scatoletta n°69 ha fatto registrare un nuovo record di € 275.000.

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