Eppure per molti addetti ai lavori, l’arte è e deve rimanere un mondo per pochi eletti, inavvicinabile dalla massa. Solo così essi possono mantenere le proprie posizioni di privilegio e circondarsi di quell’aura di mistero e di conoscenza assoluta che agli altri manca. È per questo motivo che i testi critici che vogliono spiegare l’orinatoio recitano “cortocircuito semantico decontestualizzante” per dire semplicemente che un oggetto è presentato in uno scenario insolito (cit. tratta da “A letto con Monnalisa”).
Con lo spettacolo “L’arte è una caramella” Carlo Vanoni vuole andare controcorrente e fare proprio quello che gli “esperti” non fanno: raccontare la storia dell’arte con un linguaggio addolcito per raggiungere proprio tutti, soprattutto chi ama l’arte ma detesta quella contemporanea. E lo fa servendosi di musica, di strumenti di scena, svelando aneddoti e usando l’ironia. Così la Monnalisa di Leonardo è paragonata alla Marilyn di Andy Warhol, il taglio di Lucio Fontana accostato alla “Primavera” di Botticeli e il famoso orinatoio di Marcel Duchamp a Caravaggio.
Con la regia di Gian Marco Montesano, colto e poliedrico artista, “L’arte è una caramella” è stato messo in scena ieri sera al Teatro Stabile di Verona. Un monologo che diventa una performance e che vuole dimostrare che l’arte, da Giotto a Leonardo, fino a Manet, Van Gogh e poi agli artisti dei nostri giorni, è stata, è e sarà sempre contemporanea.