Quanto sareste disposti a pagare per un’opera che non riuscireste nemmeno a vedere? Probabilmente neanche un euro, eppure diverse persone hanno sborsato milioni di dollari per le opere invisibili di Lana Newstrom (qui a sinistra la foto di una sua mostra) che adesso si trovano tra un Rothko e un Bacon nelle case di importanti collezionisti.
E mentre questi si godono in silente ammirazione i loro ultimi acquisti, centinaia di persone si sono scaraventate sul web in una gara alla critica più tagliente all’odierno sistema dell’arte o all’insulto più arguto alla nuova furbastra del quartiere dopo Hirst, Koons e Cattelan.
Lei si giustifica e risponde alle critiche affermando che “Arte è immaginazione e questo è ciò che il mio lavoro richiede alle persone che interagiscono con lui. Bisogna immaginare un dipinto o una scultura proprio davanti ai vostri occhi.” E a chi la giudica un’artista pigra risponde: “Solo perché non si vede niente, questo non vuol dire che io non abbia impegnato ore di lavoro per creare l’opera.”

Ovviamente tutto questo non ha fatto altro che infuocare ulteriormente gli animi e il sito di Lana Newstrom, lananewstrom.com*, dove fra l’altro oltre a visionare le opere potete lasciare la vostra offerta per portarvene a casa una, si è riempito di commenti non proprio amichevoli.
Tutto questo a dimostrazione del fatto di quanto astio ci sia ancora nei confronti del mercato dell’arte e soprattutto nei confronti dei “ricchi” che con i loro soldi fanno il bello e il cattivo tempo dando valore a cose che in apparenza non ne hanno alcuno.
Arte invisibile vera, arte invisibile falsa
Fin qui niente di nuovo quindi. Peccato che tutta la storia non sia altro che uno scherzo ideato alla perfezione con tanto di foto ritoccate, sito web e intervista, dai parodisti radiofonici americani Pat Kelly e Peter Oldring.
Dopo la famigerata esposizione “El ojo del culo” al museo portoghese Serralves, anche questa un fake che aveva scatenato l’ira della rete e non solo (qui sotto un’immagine della finta esposizione), un altro “complotto” ben pensato e riuscito per prendere in giro un mondo che spesso, visto dall’esterno, sembra poco comprensibile e a volte ridicolo. Tanto che questa volta lo scherzo non supera poi di molto la realtà.
Nella storia dell’arte recente, infatti, più di un artista si è cimentato con il tema dell’invisibilità. Basta pensare all’artista scozzese Martin Creed che nel 2001 ha vinto il Turner Prize con un’istallazione che consisteva nello spegnere e accendere la luce in una stanza vuota. Oppure al lavoro concettuale “4’33’’” di John Cage, in cui il compositore salito sul palco si sedeva al piano senza suonare nessuna nota per appunto quattro minuti e mezzo.
Yves Klein, altro grande artista concettuale, il 28 aprile del 1958 eliminò tutto l’arredamento della galleria Iris Clert di Parigi e pitturò le pareti di bianco per la sua esposizione intitolata “Le Vide” (Il vuoto). Che dire di Maurizio Cattelan che si è presentato al commissariato di polizia per denunciare il furto di una sua opera invisibile? Nel 2012 la Hayward Gallery ha addirittura allestito una mostra dal titolo “Invisible: Art about the Unseen, 1957-2012” curata da Ralph Rugoff.
Uno scherzo ben riuscito con il quale i due giornalisti della CBC hanno voluto prendere in giro quei collezionisti disposti a spendere milioni di dollari per delle opere, dal loro punto di vista, senza un valore apparente. Peccato che a cascarci e a prendersela non sono stati solo questi fantomatici milionari principale obiettivo dello sberleffo.
Forse proprio perché non poi così lontano dalla realtà lo scherzo ha colpito nel segno. Anzi bisogna dire che a volte nel mondo dell’arte contemporanea la realtà ha di gran lunga superato la finzione, come nel caso dell’arte vomitata di Millie Brown (e questo non è uno scherzo).
Oggi bisognerebbe stare molto attenti quando si trova una notizia su internet, non posso non ammettere che anch’io l’ho creduta plausibile a una prima lettura. Proprio perché false, forse queste trovate hanno un valore pari a quello di un’opera d’arte autentica nel metterci di fronte alla nostra realtà e farci riflettere su com’è costruita la società in cui viviamo.
P.S.: qui sotto la foto originale che è stata poi photoshoppata per creare l’esposizione fake (acquistabile da chiunque sulla piattaforma americana che fornisce contenuti fotografici Shutterstock).
*sito oggi non più attivo