I due Michelangelo: Buonarroti e Merisi da Caravaggio

Quando si parla di Michelangelo, ci si riferisce inequivocabilmente e senza ombra di dubbio al Buonarroti. Come sottolineato da Vittorio Sgarbi durante una conferenza in occasione di una mostra da lui curata, tutti i più grandi artisti nella storia dell’arte sono conosciuti con il solo nome di Battesimo. Pensate a Giotto, Leonardo, Tiziano, Raffaello, Dante, ecc. Trasformati in brand, il cognome non serve più, diventa inutile. Di Giotto ce n’è uno solo come c’è un solo Leonardo e un solo Raffaello.

Per quanto riguarda Michelangelo, le cose sono un pochino diverse. Nella storia dell’arte, infatti, i Michelangelo veramente grandi sono due: il Buonarroti e il Merisi. Quando quest’ultimo nacque, però, il posto di Michelangelo era già occupato dal “Divino” e, non potendosi chiamare Michelangelo II, il Merisi dovette ripiegare sul soprannome derivato dal suo paese: Caravaggio. Un modo per dire: “Attenzione, anch’io sono un grande, anch’io sono un brand!
È forse da questo episodio che nasce la competizione del più giovane nei confronti del più vecchio.

Quando Caravaggio giunge a Roma nel 1592, Michelangelo era morto da circa trent’anni e gli artisti che avevano successo e si accaparravano tutte le commissioni pubbliche o private, erano i suoi epigoni, quelli che in un modo o nell’atro ne imitavano lo stile, i così detti manieristi: proprio quelli che il Caravaggio contrasterà con la sua pittura portando un’ondata di novità e aria fresca nella capitale. L’arte del Merisi era, infatti, radicalmente antitetica rispetto a quella del maestro del Rinascimento. L’una, quella di quest’ultimo, è la pittura delle idee, l’altra, quella del giovane lombardo, è la pittura della realtà. Il primo dipinge personaggi che sono statue, che hanno tutta la bellezza e la fierezza degli dei, l’altro usa come modelli gente del popolo, della strada, poveracci, accattoni e prostitute. Il primo si concentra sul disegno per poi arricchire il tutto con il colore, che rimane comunque elemento secondario. Il secondo attraverso il colore costruisce tutta la scena, nascondendone gran parte nell’ombra per poi illuminare con un raggio di luce che squarcia il buio solo il dettaglio più significativo. Due modi completamente diversi di intendere l’arte e la vita stessa.

Eppure, nonostante le apparenze, il Caravaggio deve molto al suo predecessore. In tutta l’arte del Merisi si possono trovare riferimenti alla pittura di Michelangelo. Quante volte Caravaggio deve aver fatto visita alla Cappella Sistina per studiare e copiare quei magnifici corpi scolpiti col pennello sulle pareti. Caravaggio si è poi ricordato di queste figure talmente belle da essergli rimaste impresse nella mente e ne ha riportate alcune nei suoi dipinti, in una sorta di duello a distanza e allo stesso tempo di grande ammirazione e reverenza per il maestro.

Antonio Paolucci, storico dell’arte nonché direttore dei Musei Vaticani, durante un’interessantissima puntata della serie Rai “Lezioni d’arte” ha illustrato magistralmente alcuni di questi parallelismi. Qui sotto ci sono le immagini che mettono a confronto le opere dei due maestri. Come si può osservare, non è la maniera, lo stile, ciò da cui Caravaggio prende spunto da Michelangelo. Egli non fa altro che compiere una sorta di “citazione” riprendendo alcune delle più famose figure del Buonarroti nei suoi dipinti.

"Deposizione" di Caravaggio e "Pietà" di Michelangelo Deposizione di Caravaggio e Pietà di Michelangelo

La posizione del Cristo della tela del Merisi riprende quella della scultura marmorea conservata nella Basilica di San Pietro del Buonarroti.

Crocifissione di San Pietro di Caravaggio e di Michelangelo

Crocifissione di San Pietro di Caravaggio e di Michelangelo

Evidente anche in questo caso la ripresa della posizione del santo crocifisso con la testa rialzata rispetto all’asse della croce.

Amor Vincit Omnia di Caravaggio e San Bartolomeo (particolare Giudizio Universale) di Michelangelo

Amor Vincit Omnia di Caravaggio e il San Bartolomeo, particolare del Giudizio Universale, di Michelangelo

San Giovanni Battista di Caravaggio e un Ignudo della Cappella Sistina di Michelangelo

San Giovanni Battista di Caravaggio e un Ignudo della Cappella Sistina di Michelangelo

Vocazione di San Matteo di Caravaggio e Creazione di Adamo di Michelangelo

La mano di Cristo nella Vocazione di San Matteo di Caravaggio e quella di Adamo nella Creazione di Adamo di Michelangelo

Per chiunque voglia approfondire il tema consiglio la visione integrale della lezione del Paolucci da cui ho preso spunto per affrontare l’argomento, che potete trovare a questo link: La storia dell’arte – I due Michelangelo: Buonarroti e Merisi da Caravaggio.

Se invece siete curiosi di sapere quali siano i maestri e i punti di riferimento da cui Michelangelo ha ripreso forme e figure, potete leggere l’articolo Michelangelo Buonarroti, storia di un “plagio” d’autore.

 

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