Martedì, mentre tra le vie del centro impazzava la Vogue Fashion Night con i negozi allestiti ad hoc, i cocktail party e i dj set, dall’altra parte di Milano, con molto meno rumore ma sicuramente con tanto più stile, le gallerie d’arte di Zona Lambrate inauguravano la stagione espositiva presentando a collezionisti e non i lavori dei loro artisti. Mentre Francesca Minini ha aperto con una personale di Becky Beasley e Massimo de Carlo con una dell’ormai certezza Rudolf Stingel, Andrea Ingenito con la collettiva Otherwhere presenta i lavori di tre italiani, Riccardo Ajossa, Giacomo Rizzo e Sandro Scalia. Anche Mimmo Scognamiglio ha scelto di dare il via alla stagione invernale con una collettiva, decisamente quella che fra tutte più mi ha colpito. Otto gli artisti esposti: Rina Banerjee, Paul Benney, Adam Fuss, Gonkar Gyatso, Michael Joo, Chiharu Shiota, Kiki Smith e Jason Martin.
Proprio un lavoro di quest’ultimo accoglie chi entra nella galleria: nella parete di fronte all’ingresso è appeso un grande monocromo di un blu così intenso e brillante da avermi subito fatto pensare a Yves Klein. Il pigmento puro è letteralmente trascinato su una superfice di alluminio in strati di pittura che formano onde in movimento che catturano la luce creando un ritmo frenetico. La materia è spessa e nodosa e fuoriesce dalla superfice del quadro in forme sempre diverse. Colore e movimento si amalgamano alla perfezione trasmettendo un senso di energia e nello stesso tempo di pace. Nella parete a sinistra un’altra opera dell’artista, un altro monocromo. Questa volta il colore è un nero brillante, non c’è materia ma la luce si appoggia sulla tela in un continuo gioco con le striature piatte che movimentano il dipinto ricordando ciocche di capelli lucidi e appena lavati.
Sarà perché nell’ultimo periodo sono particolarmente attratto da artisti che praticano il monocromo, come Ettore Spalletti o Alfonso Frateggiani Bianchi, ma devo ammettere che queste opere mi hanno colpito come poche sono riuscite a fare nell’ultimo periodo. Sono uscito dalla galleria convinto di aver incontrato un grande artista.
Quando il giorno dopo alla mostra inaugurale della sede milanese della Lisson Gallery, che presentava una personale dell’artista Geratd Byrne, nella sala al piano inferiore mi sono trovato davanti a un piccolo monocromo rosso che trasmetteva la stessa sensazione di energia e di movimento del grande monocromo blu della galleria di Mimmo Scognamiglio, ho deciso che avrei dovuto saperne di più di quest’artista: Jason Martin ha 44 anni, vive e lavora tra Londra e il Portogallo e diversi musei nel mondo gli hanno dedicato mostre personali (uno fra tutti la Peggy Guggenheim di Venezia). Un curriculum di tutto rispetto quindi per un’artista ancora giovane e le cui opere sono immediatamente riconoscibili e identificabili fra mille altre. Le sue quotazioni hanno per questo raggiunto cifre relativamente importanti: la piccola tela di 30×20 cm esposta alla Lisson Gallery costa 22.000€. Un investimento ancora possibile? Sul valore dell’artista non credo ci siano dubbi e se è vero che il mercato lo fa il gallerista, la Lisson Gallery da questo punto di vista è sicuramente una certezza. Bisognerebbe forse affrettarsi prima che i prezzi raggiungano cifre veramente irraggiungibili per molti.